Degli scienziati cinesi hanno sviluppato un farmaco che simula gli effetti del digiuno nelle cellule, facendo così attivare un enzima che regola il consumo di energia e riduce l’accumulo di grasso. Il composto chimico utilizzato, che ha esteso l’aspettativa di vita sana in topi e vermi, potrebbe essere utilizzato negli umani anche come terapia per trattare disturbi metabolici come il diabete e il fegato grasso (l’eccessivo accumulo di trigliceridi nelle cellule epatiche). I risultati dello studio sono stati pubblicati su Nature Metabolism.
Più sani, più a lungo. Il farmaco, chiamato aldometanib, è riuscito a estendere l’aspettativa di vita sana dei nematodi (o vermi cilindrici) da 18 a 26 giorni, e dei topi di almeno il 7,5{5ad30e3793f06b436efe898a9912ba89c5434876ab8cc24371437f6091f1b72d}. I roditori hanno anche mostrato un abbassamento nei livelli di glucosio nel sangue, e un miglioramento del fegato grasso e della steatoepatite non alcolica (una patologia non dovuta all’alcol che fa infiammare, cicatrizzare e morire i tessuti del fegato).
Più magri e forti. Dopo un mese di trattamento con aldometanib i topi hanno migliorato la propria forma fisica, perdendo massa grassa ma non massa magra, e dopo un anno sono risultati più resistenti nella corsa e con maggiore forza prensile.
Come funziona? Aldometanib funziona attivando un enzima che regola il consumo di energia, chiamato AMPK, che è presente in ogni cellula eucariote e si attiva naturalmente quando le scorte di glucosio si abbassano. Il farmaco impedisce a un derivato metabolico del glucosio di legarsi all’aldolasi, un enzima che ha la funzione di scindere gli zuccheri per produrre energia. «L’aldolasi è come un paio di forbici», spiega Sheng-Cai Lin, uno degli autori: «Quando non trova tessuti da tagliare, attiva l’AMPK».
Meglio della metformina. Rispetto alla già esistente metformina, una medicina che attiva l’enzima AMPK ed è usata per curare il diabete di tipo 2, aldometanib funziona meglio nel ridurre i livelli di glucosio: il nuovo farmaco cinese riesce ad agire infatti anche nei muscoli scheletrici, tessuti che contribuiscono notevolmente alla massa corporale e nei quali è dunque importante ridurre i livelli di glucosio.
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