Il suo manager: “Si era aggravato negli ultimi mesi”. Quarant’anni fa il successo della canzone scritta per Celentano che lui non volle cantare
È morto Toto Cutugno. A 80 anni appena compiuti a luglio, il cantautore si è spento oggi intorno alle 16 all’ospedale San Raffaele di Milano dove era ricoverato. A dare la notizia il suo manager Danilo Mancuso: ”Dopo una lunga malattia, il cantante si era aggravato negli ultimi mesi”. Il messaggio della sua etichetta, la Carosello Records: “A poco più di un mese dal suo ottantesimo compleanno ci lascia uno degli artisti italiani più famosi di sempre. Cantautore da oltre 100 milioni di copie, esponente della musica italiana più noto in tutto il mondo, ha saputo portare la semplicità e la tradizione della canzone italiana anche all’estero, un artista dalla straordinaria carriera che continuerà a ispirarci e unirci”. I funerali si terranno giovedì 24 agosto alle ore 11 alla Basilica Parrocchia dei Santi Nereo e Achilleo in viale Argonne 56 a Milano.
Le reazioni: Al Bano, Branduardi e Pupo
“Toto Cutugno l’ho conosciuto benissimo. Ci siamo incontrati in Francia nel 1976 per una trasmissione tv e poi a Tokyo nel 1980 al Festival Yamaha. Persona molto simpatica, divertente, con quella faccia da burbero. Grande musicista, purtroppo in Italia non l’hanno capito come avrebbe meritato”. Così Al Bano ricorda il collega e coetaneo: “All’estero invece Toto ha avuto un grande successo – prosegue Al Bano – le sue canzoni sono state cantate da grandi interpreti in Francia e Germania. In Russia era un numero 1. Alla festa dei miei 70 anni in Russia c’era anche lui e fu un grande successo. Circa 15 anni fa mi chiamò – essendo io uno dei fondatori dell’ospedale San Raffaele di Milano – affinché gli segnalassi un professore per curare il suo male. Un male grave, visto che i medici allora mi dissero che aveva solo 5 mesi di vita. Invece lui è stato grandissimo, ha resistito 15 anni. Un vero miracolo”.
“Toto, amico caro e amato. Compagno di innumerevoli e indimenticabili momenti di spettacolo e di vita, ti auguro buon viaggio. Mi mancherai”. Così Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, saluta l’artista amico con cui condivise il podio di Sanremo nel 1980 quando Toto Cutugno vinse con Solo noi e lui arrivò terzo con Su di noi. “Un doveroso omaggio a Toto Cutugno. Un artista davvero rappresentativo per il nostro Paese. Ed era frequente condividere gli stessi palchi in tutta Europa. Fai un Buon Viaggio…”.
Lasciatemi cantare, con la chitarra in mano
Era il 1983 quando, con la sua chitarra, arrivava sul palco del festival di Sanremo e in giacca e cravatta salmone intonava “Lasciatemi cantare con la chitarra in mano…” e la sua popolarità esplodeva in tutto il mondo. Quarant’anni fa Toto Cutugno ampliava il suo successo nel mondo (le tournée all’estero erano fino a quel momento piene di italiani immigrati) trasformandolo con quel brano, che a Sanremo si era piazzato solo quinto in classifica, tra i musicisti italiani più amati all’estero, con una particolare predilezione in Russia.
Salvatore detto Totò
Non si trattava certo del suo primo exploit, il successo lo aveva già portato in tutto il mondo. Nato a Fosdinovo, in provincia di Massa Carrara, figlio di un sottufficiale della marina, il piccolo Salvatore è cresciuto a La Spezia per motivi di lavoro del padre che è colui anche che lo ha avvicinato alla musica. Il padre suona la tromba in una banda e coinvolge anche Toto che prima si applica al tamburo, poi alla batteria infine alla fisarmonica poiché un pianoforte è troppo costoso.
Il primo concorso è a tredici anni poi poco più che ventenne comincia a formare dei gruppi dove è lui l’anima propulsiva: Toto & i Rockers; entra poi sempre come batterista nel gruppo Ghigo e i goghi in cui resterà per un anno, nel 1965 crea Toto e i Tati, l’attività di batterista gli assicura un contratto con la Carosello Records. Il debutto come cantante è con un nuovo gruppo, gli Albatros con cui partecipa la prima delle quindici volte al festival di Sanremo, un record che condivide con Al Bano, Peppino di Capri, Milva e Anna Oxa. Il brano si intitola Volo AZ504, si classifica terza e ottiene un buon successo di vendite, lo stesso anno sono al Festivalbar con Nel cuore nei sensi.
Fa ancora parte degli Albatros quando comincia la carriera solista. Il primo successo è del 1977, il brano Donna donna mia diventa la sigla del programma di Mike Bongiorno, Scommettiamo? e che lo stesso Mike ha contribuito a scrivere. Altre collaborazioni importanti di quegli anni sono i brani scritti per Johnny Hallyday, Dalida, Miguel Bosé e Luis Miguel, al quale lui e Cristiano Minellono consegnano Noi, ragazzi di oggi. Poi i pezzi per Adriano Celentano: Soli che rimane per mesi stabile al primo posto nelle classifiche delle vendite, e altri brani che vengono contenuti nell’omonimo album pubblicato dal molleggiato nel 1979.
Cutugno, Celentano e “l’italiano vero”
Nel 1980 torna a Sanremo da solista con Solo noi, pezzo che si piazza secondo nella Hit parade e nella Top 20 dei singoli più venduti del 1980, anno importante per il musicista che partecipa anche al Festivalbar, continua a sfornare sigle per Mike Bongiorno (Flash), continua a scrivere per Celentano (Un po’ artista un po’ no) ma si separa anche da Vito Pallavicini, autore di molti testi delle sue canzoni. L’italiano era stata scritta per Celentano ma non volle cantarla, non è che non l’apprezzasse ma non voleva quella frase sull’italiano vero “non ho bisogno di dire che sono un italiano, un italiano vero. Perché la gente lo sa che sono così”, aveva detto a Cutugno.
La genesi della canzone Cutugno l’ha raccontata a Fabio Fazio: “Devo dire che questa canzone è nata in Canada. Eravamo a mangiare con i ragazzi, coi miei musicisti, dopo aver fatto il concerto. C’era qualche chitarra perché capitava che poi si suonasse… E io ho detto: ‘Dammi la chitarra un attimo’. Ho fatto un la minore, ho fatto: ‘Lasciatemi cantare…’, così. Poi ho preso un pezzo di carta, ho scritto il rigo musicale e ho scritto le note. Poi sono andato a Milano, vado da Popy Minellono che ha scritto questo capolavoro”. Rivera convinse Cutugno a cantarla a Sanremo, il brano scalò le classifiche europee, tantissime cover di artisti diversi, milioni di dischi.
La carriera ovviamente dopo quel boom prosegue con grandissimo successo, i ritorni a Sanremo negli anni Ottanta, i brani di successo Serenata, Mi piacerebbe, Azzurra malinconia, Emozioni, Le mamme continua a scrivere anche per altri: Fausto Leali, Peppino Di Capri, i Ricchi e Poveri, Califano, Fiordaliso. Alla musica si affianca anche una carriera televisiva, dopo aver firmato varie sigle di trasmissioni popolari dal 1989 al 1992 conduce in Rai Piacere Raiuno. Nel 1990 vince l’Eurovision Song Contest a Zagabria con Insieme: 1992. La vittoria porta la manifestazione a Roma l’anno seguente, come da tradizione ed è lui a presentarlo insieme a Gigliola Cinquetti che l’aveva vinto nel 1964.
La carriera televisiva
Per tutti gli anni Novanta affianca alla produzione musicale la carriera tv: con Raffaella Carrà ne La vela d’oro, con Giorgio Faletti Stasera mi butto… e tre!, dal 1998 conduce varie edizione del programma I fatti vostri su Rai 2. Mentre continua instancabile la carriera musicale e televisiva, le tournée in tutto il mondo nel 2007 scopre di avere un tumore alla prostata che rallenta la sua attività ma nel 2008 è già di nuovo sul palco di Sanremo con Pippo Baudo a presentare Un falco chiuso in gabbia, quarto in classifica.
A Sanremo continua a tornare per duetti (con Belén, con Tricarico), Iggy Pop gli dedica una cover di Après, nel festival di Fazio partecipa insieme al Coro dell’Armata Rossa canta la sua L’italiano e Nel blu dipinto di blu, in omaggio a Modugno.