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Albano Carrisi ci apre le porte di casa e del suo cuore: “In 80 anni mi ha sempre trascinato l’amore”

Cellino San Marco (BR), Al Bano Carrisi nella sua tenuta 2023-05-03 © Massimo Sestini
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Il cantante sfoglia con noi le tante copertine che Oggi gli ha dedicato. Per rileggere una vita intera. Raccontare tantissimi retroscena. E spiegare per la prima volta (e definitivamente) perché il grande amore con Romina è andato in fumo. E c’entra proprio il fumo, ma non di tabacco

Sessantatré copertine di Oggi. Rovesciate su un tavolo come un mazzo di tarocchi in cui rileggere una vita e il suo significato. Amori, trionfi, tonfi, tragedie. Come un cartomante Albano Carrisi le osserva, le sposta, le gira, le rigira. «Le ricordo tutte», dice il cantante. È nella sala della sua villa, al centro della sua tenuta di Cellino San Marco (Brindisi), al centro di un mondo che è suo, non per atto notarile, ma perché è lui ad avergli dato forma. Abbronzato, jeans strappati, cappello bianco in testa, non sta fermo un attimo. È una forza della natura. Ha cinque figli, tre nipoti e l’età di un patriarca: 80 anni il 20 maggio. Non li dimostra. Forse non li accetta. «Ottanta no, quattro volte venti».

Con l’augurio di arrivare a cinque. «Altri venti, ci sto. Vivrò anche quelli allo stesso modo. Come mamma natura comanda. Sempre con una gran voglia di verità, senza mai bluffare».

Rimpianti? «Nessuno. Dirlo mi pesa. Perdi una figlia, come noi abbiamo perso Ylenia, inghiottita nel nulla, e hai questo strazio che mai ti abbandona. Però nel bene e nel male devi vivere la vita per quello che il buon Dio ti propone di vivere. E non mollare mai».

Senta Albano, le nostre copertine sono interessanti, ma hanno anche loro una certa età. Perché non prova a rileggerle col senno di poi? E a raccontare i retroscena, con tutto quello che all’epoca non è stato detto o, forse, non è stato capito? «Gioco un po’ pericoloso. Ma posso provarci».

A Oggi abbiamo iniziato nel 1969, ma partiamo dal 10 marzo 1999, quando lei annunciò proprio a noi la separazione. Dopo 24 anni vuol dire perché è finita? «Lo dico oggi per la prima volta: il problema fu la marijuana. Romina fumava quella robaccia anche quattro volte al giorno. E lo faceva da anni, ancor prima della scomparsa di Ylenia. Era un’altra donna. Fumava ed era allegra; finito l’effetto, si intristiva e piangeva. Era irriconoscibile. Non esprimeva più quell’attaccamento alle cose, la passione per la vita, per quello che avevamo vissuto e costruito quegli anni. Fu l’inizio della fine».

In certi ambienti gira pure di peggio. «Non mi interessa. In casa mia per provocare un disastro sono bastate le canne. Una volta, per capire, me ne sono fumata una. Dovevo scrivere un numero e non ci riuscivo, lo mettevo in verticale. Odio tutte le sostanze che fanno male al vivere. Tu ti inventi una realtà che non esiste, ti allontani dalla vita vera. Purtroppo ci cadono in tanti, anche qualcuno dei miei figli. Io non ho mai preso nulla. Prima dei concerti un bicchiere di whisky. Su consiglio di Placido Domingo: “Libera esofago e corde vocali”, mi disse. È così, un toccasana».

Con Loredana Lecciso si apre un altro grande capitolo della sua vita e delle nostre copertine. «In Loredana ho trovato quell’energia e quella carica che mi fa sentire vivo. E non finirò mai di ringraziarla perché quando Romina se ne andò portò via anche i ragazzi e qui non c’era più nessuno. Loredana mi ha dato due figli meravigliosi, qui è tornata la vita, la casa si è riempita di bambini, di casino, come deve essere una casa. Poi però…».

Ovviamente è libero di togliersi altri sassolini. «Loredana ha fatto scelte che non ho condiviso per niente. Niente proprio. Senza dirmi nulla, ha preso contatti per fare televisione. Tutti dicevano che dietro c’ero io. E invece lei da sola s’era già fatta tutto il suo programma.Ma per correttezza, se davvero aveva in mente certe cose, doveva dirmelo prima che ci mettessimo insieme».

Prego, si serva, prenda un’altra copertina. «La prima, 5 febbraio 1969. Ero a Cannes per un concerto e invitai Romina. Ci eravamo già conosciuti e amati tremendamente sul set. Tra alti e bassi, andava avanti da un anno. Nessuno sapeva di noi, ma Cannes pullulava di paparazzi. Finire su Oggi, ora lo ammetto, mi fece piacere. Era un modo autorevole per ufficializzare la nostra storia».

Eravate già famosi per una serie di film ad alto tenore glicemico. Non proprio dei capolavori. «Erano lo specchio di un’epoca. E, come diceva il produttore Gilberto Carbone, i nostri film extrapopolari finanziavano il cinema d’autore».

A proposito di grande cinema, Romina, era figlia di due star, Tyrone Power e Linda Christian. «E chi li conosceva? La mia ignoranza è stata il mio salvagente, se no mai sarei andato a cercarla una così. Tra l’altro il suocero non c’era più, ma la suocera mi osteggiava».

Si sa, forse ambiva al classico buon partito. «No, no, era più pratica. Le sue indicazioni, e questo lo avrei scoperto anni dopo, erano precise: sfruttalo, spremilo per bene e poi mandalo a quel paese».

Alla faccia della suocera. «È la verità. Nel 1967 da Malta al Disco per l’Estate avevo vinto tutti i Festival esistenti. Mi chiamavano l’uomo dall’oro in gola. Ero innamorato perso, nelle condizioni ideali per essere sfruttato».

Che bisogno avevano di sfruttarla? «Linda Christian aveva bruciato tutto, era anche finita in clinica psichiatrica. Soldi zero, il peso della famiglia tutto sulle spalle di questa ragazza minorenne. Romina aveva il nome, la bellezza, il fascino, ma era sola. A quel punto mi sono sentito sollevato dal peso Power. E ho avuto il potere per dire “mò qua tocca a te”. L’amore, m’ha fatto sfondare muri, porte e cancelli, non mi sono fermato di fronte a nulla».

Altra carta dal mazzo di Oggi, please. «Estate 1970. Il matrimonio. Il 7 luglio ad Atene avevo cantato un brano contro la dittatura dei colonnelli: 90 mila persone in delirio, un urlo dall’inizio alla fine, che se ci penso ho ancora i brividi. Il giorno dopo Romina andò dal medico e scoprì d’essere incinta. Che facciamo, le dissi? Se mi sposi deve essere per sempre. Il 26 luglio eravamo a Cellino San Marco, il mio paese, davanti al parroco».

Non solo il parroco. «Non doveva venire nessuno, però l’impresario mio si vendeva le notizie e scatenò il tam-tam. L’auto mica l’hanno messa in moto, l’hanno spinta tutti verso la chiesa. E quando il prete ha pronunciato la formula, “vuoi tu Albano Carrisi…”, a rispondere mica sono stato io, ma la gente. Un boato per me, uno per Romina. Sposati a fragor di popolo».

C’era anche chi gufava. «Al toto matrimonio ci davano separati dopo un mese, massimo un anno. Invece è durato. E qui le copertine sui figli, i successi, le tournée, la famiglia non si contano. È stato un sogno».

Amore a parte, che merito riconosce a Romina? «Può sembrare una contraddizione, ma da un lato m’ha fatto capire la bellezza della terra da cui ero fuggito a 17 anni e m’ha riportato a vivere qui, in Puglia, nel mio paesello, dall’altro m’ha reso meno pugliese. Portavo tutti i doni del sud, ma ero anche pieno di spigoli che lei ha smussato. M’ha insegnato a sorridere di me stesso e di quel che capitava».

Quindi ha avuto un certo peso. «Il suo peso è stata la sua leggerezza. Quella che mi ha dato la possibilità di volare».

E avete volato insieme. «Con Romina abbiamo vissuto un perenne stato di grazia.Tutto nasceva in maniera spontanea. E quella spontaneità diventava musica. Mi dicevano, perché canti con Romina, che non ha voce? Ma lei aveva grande musicalità, sapeva stare in scena, era ed è rimasta una bellissima donna».

Permette? Settembre 2013, altra copertina di Oggi, con la reunion di Mosca, lei e Romina di nuovo insieme su un palco. «Ricordo. Il pubblico era in delirio e io la guardavo sbalordito. Era padrona della scena, non sapevi se era la Callas, la Caballé o Mina. Era tutto ed era solo Romina. Quel giorno mi chiesi come avevamo potuto distruggere tutto. Una coppia di spettacolo di livello mondiale. E un amore che, per me, non sarebbe mai dovuto finire».

Il futuro come lo immagina? «Identico al passato. Rimango sempre un buon contadino, continuerò a cantare e continuerò a mettere quello che guadagno, qui, nei miei 150 ettari di terra. Continuerò a produrre olio e nella cantina che sto costruendo passerò da un milione e 600mila bottiglie di vino a 5 milioni».

Dei figli chi la segue? «Non mi sembra di vedere un grande interesse».

Ha insegnamenti da dare? «Non ne ho. Attingendo alle proprie esperienze, alle cose che vive, a quelle che legge, ognuno deve diventare maestro di se stesso».

Mai stato da uno psicologo? «Certo, all’Isola dei famosi, ne hai uno sempre a disposizione. Dopo un paio di incontri mi ha detto che era lui ad aver bisogno di me. Se provo a guardarmi dentro, vedo ego e alter ego che si sono tenuti a bada a vicenda e hanno creato un certo equilibrio. Successi o avversità non mi hanno mai confuso le idee, perché alla base, dentro di me, c’è sempre stata una fortissima passione».

Se dovesse dare una definizione di sé? «Io sono la terra, mi sento un ulivo che cammina e che vola, sempre trascinato da una gran voglia di amore. Bello da ricevere, ancor più bello poterlo dare. Ero, sono e sarò sempre una bella macchina d’amore, ne ho prodotto e ne produrrò ancora tanto».

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